Ieri sera, 15 luglio, al bricconbacco! si è svolta una bellissima degustazione riguardante lo Champagne Le Mont Benoit di Emmanuel Brochet. Siamo riusciti a tenere da parte una bottiglia per tipo delle annate 2011/2012, 2014, 2015, 2016, 2017, 2018. Impresa non certo facile, data la nostra sete 😆 e la scarsa disponibilità di bottiglie. Abbiamo comparato le bottiglie a due a due e in questo modo abbiamo potuto capire molto bene quanto l'annata abbia portato al vino. In particolare per esempio abbiamo notato la grossa differenza tra la 2017 e le altre annate, in quanto per la 2017 Brochet ha utilizzato il 70% dei vini di riserva a causa della bassissima produzione (gelata del 6/7 aprile). Ecco appunto che la 2017 è molto più avanti nella maturazione e ha già una nota ossidativa che non a tutti è piaciuta. Per contro la 2016, la 2015 e la 2011/2012 erano fresche e molto minerali. Personalmente la 2011/2012 è da podio perchè è davvero in gran forma, e ha tutte le carte in regola per regalare altre emozioni se bevuta tra qualche anno. Il grosso problema è che non sapremo mai come evolverà perchè le bottiglie sono finite!😆 Abbiamo aperto alla fine anche Les Hauts Meunier 2014 che a noi piace sempre un sacco perchè sa tirar fuori la mentuccia, tra gli altri profumi, ed è sempre elegantemente bilanciato tra freschezza e sostanza. Un campione!
il blog dell'eno-briccONE...al bricconbacco di ClusONE!
Un blog dedicato agli eno-ghiottoni, come noi!
sabato 16 luglio 2022
domenica 5 giugno 2022
LA RIBOLLA GIALLA E LE SUE DECLINAZIONI, 4 GIUGNO 2022 AL BRICCONBACCO! CLUSONE
Per le prime due ribolle classiche, la Rebula 2019 di Simcic e la Ribolla Gialla Pettarin 2020 di Miani, emerge l'eleganza floreale del vitigno. Giovanissimi, in particolare la Pettarin, leggermente marcata dal legno, come normale deve essere data la gioventu', ma senza esagerazioni. Un pochino più semplice la Rebula e un pochino più complessa nelle note di tiglio, camomilla, erbe aromatiche e gelso bianco la Ribolla Pettarin. Molto lunghi e persistenti e, in particolare per il vino di Pontoni, bisognerebbe avere il magnum sempre a disposizione! nei giorni precedenti la degstazione ho avuto il piacere di dialogare con i due produttori per telefono e con il signor Alecs Simcic anche per mail. Devo dire che sono stati davvero molto disponibili e che mi hanno spiegato la loro filosofia e le annate dei vini in maniera appassionata e disponibile.
Per quanto riguarda le due ribolle macerate invece, quella di Gravner, annata 2014 parte molto chiusa nel bicchiere; la bocca non è equilibrata e molto acida, ruvida. L'annata non è stata incredibile e c'è stata presenza di botrite nelle uve. Dopo un'oretta circa, il vino si distende, prende la giusta temperatura e tira fuori tanti profumi, dalla ruggine, alla frutta disidratata, dall'albicocca al rosmarino. Molto bello il naso. in bocca rimane poco equilibrato, sospinto da un'acidità un po' fastidiosa e da un corpo non abbastanza potente da accompagnarla. Non so se questa caratteristica sia riconducibile alla gioventu' o appunto all'annata, ma certamente il tempo nel bicchiere giova al vino e lo riporta su una strada un pochino più coerente. Non è la ribolla che mi ricordavo ma, d'altra parte, dialogando con la Signora Mateja Gravner per mail, emerge che l'azienda vinifica l'annata così come si pone, senza interventi in vigna e, appunto, tenendo buoni anche i grappoli con la botrite, che ogni anno puù variare così tanto da far si che i vini ottenuti siano così diversi da vendemmia a vendemmia (non p solo la hotrite certamente che concorre a qeusta diversità ). Alla mia domanda se per loro sia meglio o peggio la presenza più o meno importante di acini con botrite per il risultato finale nel bicchiere, la risposta è stata che non importa perchè appunto sarà lo specchio dell'annata (ma è possibile secondo voi che non si abbia un idea di massima di come si vorrebbe il vino? Che poi la natura farà il suo corso, ci sta, ma che uno abbia una preferenza o un vino ideale, secondo me è giusto ed è normale, senza nulla togliere alla natura...ovviamente sia chiaro che è solo un mio parere personale).
Per quanto riguarda invece la Rebula Reserva 2013 di Slavcek, i signori Vodopivec, incontrati a Vini Veri ad aprile, sono stati gentilissimi e ci hanno fatto assaggiare anche annate vecchie di questo buonissimo vino, sempre diverso ma con un filo conduttore riconoscibile. Il più aperto al naso, con la sua batteria di fiori macerati, gelsomino e garofano, frutta rossa e gialla, pesca e albicocca e in fine anche folgia di te'. In bocca molto più disteso del precedente, ben equilibrato, quello che tra i macerati è piaciuto di più, nella sua semplice autenticità .
Grazie di cuore ai produttori che si sono mostrati molto disponibili, in particolare a Enzo Pontoni, un grande e umile vignaiolo, al signor Simcic, gentilissimo e ai Signori Vodopivec, simpaticissimi.
Alla prossima!
lunedì 12 aprile 2021
I bricconi sono tornati! Eccoci con qualche bella bevuta che va ricordata!!!
Tra le bevute degli ultimi giorni ci sono queste cinque bottiglie di vini rossi provenienti dalla Francia.
Da sinistra troviamo il blasonatissimo Chambolle-Musigny Premier Cru 2018 Les Amoureuses di Nicolas Groffier. Leggendo qua e là , andando a spulciare le enciclopedie del vino, ho capito che questo Premier per molti è considerato alla stregua di un GC; in ogni caso, relativamente al prezzo, è già così. Allora abbiamo chiesto all'importatore italiano se si poteva già bere oppure se bevendola avremmo commesso un errore (che non volevamo proprio fare, principalmente a causa del prezzo), data la sua giovinezza. Dopo l'ok, con raccomandazione di scaraffare per aprire il vino e fare emergere i profumi, chiedo anche al produttore qualche info per capire se sono sulla buona strada o meno. E così mi ritrovo davanti una risposta spiazzante, ovvero di non scaraffare assolutamente e di bere leggermente fresco, attorno ai 14 gradi. Insomma, la curiosità era tanta e alla fine abbiamo fatto un po' come le circostanza hanno permesso, ovvero temperatura ambiente attorno ai 18 gradi e apertura un paio d'ore prima di berla. Risultato? Eh, quello che non ci si aspettava del tutto, ovvero sicuramente un buonissimo vino, con note di fiori, rosa, balsamico, frutti, pasta di zucchero, arancia sanguinella, pepe verde e potrei andare avanti ancora; ma in bocca non di certo con il peso di un vino della sua tipologia e blasone. Gli manca qualcosa, è assolutamente troppo giovane, e alla fine ci fa pensare ad un prezzo un poco esagerato rispetto a quello che il vino offre. Rimane comunque il dubbio di averlo bevuto in un momento sbagliato (davvero troppo giovane?) e quindi di non averlo atteso come dovuto. Vedremo se saremo così fortunati e lo potremo riassaggiare, magari con qualche anno in più sulle spalle.
Da qui in poi invece è stata una escalation di emozioni e di bellissimi vini, a cominciare da Chateau Margaux premier Grand Cru Classé 1998. Abbiamo trovato questo nettare divino nella cantina di un ristoratore che voleva venderla. Non ce l'ha regalata di certo, ma alla fine ne è valsa la pena. La domanda che ci siamo posti quando abbiamo messo il vino in scaletta era relativa al distacco di prezzo che corre tra questo vino e altri Bordeaux meno blasonati. Subito una nota mentolata bellissima, con un bel balsamico; poi spezie e frutti rossi a profusione. Tannino meraviglioso e super integrato, elegante. Vino che finisce in un amen!
Siamo passati poi al super ricercato Hermitage 2007 di J.L. Chave. Quando siamo stati in Rodano, la seconda volta, durante il Marché d'Ampuis, abbiamo citofonato alla cantina Chave per vedere se potevano riceverci, ma senza esito. Ci siamo fatti in compenso un bel giro alla famosa Chapelle de l'Hermitage. Il vino è delizioso: la speziatura della Syrah è esaltante e, con qualche anno sulle spalle, il vino si distende un pochino, anche se avrà ancora molto da dire (sarà così per chi avrà ancora una bottiglia disponibile!) :-) Al naso si susseguono note di pepe rosa, chiodi di garofano, tamarindo, e poi frutta rossa in confettura, ciliegie e amarene. Buono, buono, buono!
Qui arriva la sorpresa, la bottiglia senza etichetta. Siamo di fronte ad una bottiglia di Grange des Pères 1996 IGP Pays d'Hérault, prodotta ad Aniane, nel Roussillon. Il motivo dell'assenza dell'etichetta risale al fatto che la bottiglia ci è stata regalata dal produttore durante una visita in cantina un paio di anni fa. Inutile ricordare che il signor Vaillé ha lavorato presso cantine super importanti in giro per la Francia prima di acquistare, nel 1989 suppergiù, qualche ettaro da adibire a vigna in una zona secondo molti non vocata alla produzione di vino. In realtà il produttore, che veniva da un mondo completamente diverso rispetto alla viticoltura, riesce a produrre a partire dal 1992 un vino che negli anni si affermerà come uno dei migliori rossi (e anche un super bianco) della zona. A base di syrah, mourvèdre e cabernet (con un piccolo saldo di un altro vitigno autoctono), questa bottiglia dell'annata 1996 parte con note di salamoia e oliva. Dopo un'oretta dall'apertura iniziano ad arrivare i profumi tanto attesi di pan di zucchero, confettura di frutti rossi, ciliegie, balsamico e pepe rosa, liquirizia, spezie calde; zero terziarizzazione, solo qualche profumo più maturo. Tannini bellissimi e vino ancora giovane e scalciante. Mai avrei immaginato di assaggiare un vino senza etichetta così buono!! :-)
E per finire, un Cornas di una delle due cantine più rinomate e che hanno fatto la storia della denominazione, ovvero Il Cornas 2002 di Auguste Clape. Anche qui gli anni sulle spalle fanno davvero bene al vino che è disteso, elegante e pronto. La speziatura è fine, gran corpo ma meno potenza rispetto alle ultime annate degustate in cantina un paio di anni fa. La conferma che la Syrah e il Rodano sono un'accoppiata piena di sorprese, conferme e meraviglie, cosa che da altre parti non è sempre così ovvia.
State connessi perchè presto vi porterò altre novità !!! A presto!
giovedì 19 aprile 2018
Dulcis in fundo: Vinitaly 2018
mercoledì 18 aprile 2018
Summa 2018: Magrè arriviamoooooo!!!!
martedì 17 aprile 2018
Vni Veri 2018: impressioni di un bevitore tanto assetato! :-)
martedì 30 gennaio 2018
GITA IN RODANO (COTE ROTIE)
Siamo partiti in 7 impavidi la mattina alle 2.00 per arrivare ad Ampuis alle 9.00, giusto in tempo per la prima visita e degustazione della giornata presso il Domaine Garon.
Qui abbiamo assaggiato solo alcuni vini, dei quali quelli secondo me degni di nota sono stati Les Triotes e Les Rochins (da botte).
A seguire, dato che questo appuntamento è durato meno del previsto, abbiamo citofonato al signor Bernard Burgaud il quale ci ha accolto nella sua cantina e ci ha fatto assaggiare il Cote Rotie 2015 e il Cote Rotie 2014. Nonostante la sua avversione per tutto ciò che suoni come 'naturale', 'bio' o simile, il signor Burgaud ci ha fatto un'ottima impressione, un po' rustica, come il suo Cote Rotie, ma autentica. Il vino infatti, da parcelle -precisamente tre- tra la Cote Brune e la Cote Blonde ha una eleganza tutta sua, accompagnata da un tratto appunto rustico che lo ha contraddistinto rispetto alla gran parte degli assaggi successivi. 2015 sopra il più magro e incompleto 2014. Un Accomasso della Cote Rotie!!! :-)
Dopo un frugale pranzo all'enoteca di Ampuis, in cui abbiamo bevuto La Barbarine 2015 di Gangloff (rimane chiuso a riccio anche dopo una mezzoretta dall'apertura ma ha una bocca davvero tesa ed elegante; trattasi comunque di 90 euro di vino!), ci dirigiamo verso il Domaine Gerin, vicinissimo.
Ci accoglie il figlio, megamacchinozzo e quattro minuti di ritardo!, che ci fa assaggiare buona parte dei vini ma non Landonne e Viaillière. Buoni, ok, ma senza i due carrarmati che assaggio è? Che poi la Viallière l'abbiamo potuta comprare, ma La Landonne no (aveva una 2012 a 200 euro!!!!!!!!!!!).
Ecco, in Rodano i prezzi sono tanto tanto alti un po' ovunque! :-(
Chiuso il capitolo Gerin, alle 14.30 ci attende per un super appuntamento Monsieur René Rostaing.
Si assaggia tutto, Landonne e Cote Blonde (100/100 Parker) compresi. Il primo, con un'arancia sanguinella super e la lavanda a spiccare sul resto (la violetta è citata anche in etichetta!), fine ed elegante ma lungo ed intenso. Il secondo, il mostro sacro, con un naso più sfaccettato, sempre su note di arancia sanguinella accompagnata qui da ciliegie sotto spirito, confettura di amarene, spezie orientali, un tocco balsamico dolce e tanto altro. Più caldo e ancora più avvolgente rispetto alla Landonne. Davvero il migliore assaggio del giro.
Non meno degno di nota, con le dovute differenze, l'Ampodium, il Cote Rotie dalle 19 parcelle restanti (le altre 6 per i due capolavori): una miniLandonne certamente meno sfaccettata ma altrettanto interessante, considerando anche il diverso prezzo. Una bellissima esperienza!
Siamo stanchi, in piedi da più di 14 ore ormai, ma la sete di bontà non ci ferma e citofoniamo al Domaine Alain Voge, a Cornas (che si pronuncia proprio 'Cornas', con l'accento sulla A!). Gentilissimo il signore che ci accoglie mentre sta uscendo per andare dal barbiere proprio il signor Voge in persona! dagli assaggi ci colpiscono maggiormente il Vieilles Vignes 2015 e Les Vieilles Fontaines 2015. Spettacolo! Più giocati sull'eleganza che sulla ciccia, ma comunque dotati di un'ottima struttura, il Vieilles Fontaines ha un'intensità davvero bella, con profumi stratificati, dalla frutta rossa alle spezie ai fiori. Si sente l'apporto della vigna vecchia e qui, in più troviamo una selezione delle botti del Vieilles Vignes 2015. Superlativo! Se non prenderà i 100/100, poco ci mancherà .
Eccoci infine, adesso davvero stanchi e assonnati ma sempre curiosi di novità , sotto la pioggia incessante che gonfia il Rodano come una zampogna, a casa di Guillaume Gilles, o meglio nella cantina che gli ha prestato Robert Michel. Qui ragazzi non si scherza! Un uomo semplice, con le mani e i vestiti logori di lavoro, ma con gli occhi luccicanti di chi ha l'entusiasmo per quello che fa, con la stessa passione che trasmette agli altri. I vini rispecchiano tutto questo, a partire dal Cornas Les Chaillots 2015, con naso di zenzero candito, rosa, geranio, anguria, frutta rossa, pepe rosa, insomma uno spettacolo di profumi e una bocca vellutata, decisa ma super elegante; il rapporto qualità /prezzo (se così possiamo dire) più interessante del giro. Si assaggia anche qaualcosa di vecchio, interessante esercizio per capire l'evoluzione dei suoi vini, ma il 2015 spacca!!! Grande signor Guillaume!
Chiudiamo la giornata alla Ruche, bistrot con ottima cucina francese senza troppe salse e ottima carta dei vini (ma che prezzi!!!); qui assaggiamo l'interessantissimo VdP 2015 di Gonon che per essere un vinello di paese (anche se a 40 euro) è proprio buono!!! Buono anche il Cote Rotie 2015 di Balthazar.
Secondo giorno meno intenso: è sabato e, a parte gli appuntamenti già fissati, è difficile ottenerne di nuovi Partiamo alle 9.00 con visita da Clusel Roch. Qui la farò breve perché sono tutti buoni i suoi vini!!! Se vogliamo trovare l'eccellenza, citofonare Les Grands Places 2015, lieu-dit della Cote Brune, più scuro e materico del Viaillières 2015, tannino presente ma elegante, con 30% di grappolo intero. Sicuramente da aspettare. Viaillières appunto meno strutturato e più pronto, elegante. Buonissimi entrambi!
Passiamo poi da G. Barge, con vini che purtroppo non mi sono piaciuti, incompleti, manca qualcosa. Tutta la gamma ne risente, anche il loro fiore all'occhiello, la cuvé Duplessy 2015. Peccato, riproveremo i vini in un'altra occasione!
Arriviamo quindi da Francois Villard, il re del Condrieu e del Saint Joseph. A me non hanno fatto impazzire in generale i vini di Condrieu, perché il viognier non finisce di impressionarmi, in quanto la materia glicerica così presente a discapito della mineralità e acidità non contribuisce al mio ideale di vino. Questi sono Condrieu certamente più precisi e se vogliamo minerali rispetto ad altri, ma il prezzo mi fa comunque desistere dall'acquisto. Il Villa Ponticiana 2015 sarà un assaggio che farò volentieri tra qualche tempo.
E' il momento dell'ultima visita della giornata, da Patrick Jasmin. A parte la simpatia del personaggio, divertentissimo!, che ha anche una cantina personale ben fornita (Daguenau, champagne accatastati ecc), i suoi vini sono proprio buoni!!! Sperimenta con le selezioni di botti da 600 lt. La Giroflarie 2015 è molto buona. Da 12 parcelle tra Cote Blonde e Cote Brune. Già profumi sfaccettati, bocca tesa, non troppa struttura ma vino decisamente elegante, equilibrato. Oléa 2015, selezione di Cote Rotie, che uscirà a giorni, davvero super! Qui siamo all'altezza dei grandi.
La mattina seguente. prima di partire per il rientro, visita al Domaine du Colombier a Tain d'Hermitage. Dopo le dovute foto alla Chapelle e alle targhette dei vari Chave, Chapoutier, ecc, per dire 'noi ci siamo stati'!!!, ci accoglie il proprietario e ci fa assaggiare tutto, compresi i campioni da botte. Tutti i vini, leggermente più scuri rispetto ai Cote Rotie, hanno un filo conduttore comune, a partire dai profumi, oliva e violetta in primis. In bocca sono potenti ed eleganti allo stesso tempo. La Cuvé Gaby 2015, il Crozes hermitage, è ben fatto, ma il vino decisamente migliore è l'Hermitage 2015, un trionfo di profumi, tannini potenti, certamente da aspettare ma è tanta roba!
In conclusione possiamo dire che il Rodano stupisce per l'alta qualità dei vini, la bruttezza delle cittadine, il fascino delle vigne spoglie d'inverno, la simpatia dei produttori, i cartelli stradali inutili e le segnalazioni mancanti. Aprite il portafoglio, gente, perché costano ma sono troppo buoni!!!!! :-)